La bioetica: una
disciplina per costruire ponti
Di
che cosa è ponte la bioetica? Essa fa da ponte tra le scienze bio-sperimentali
e le scienze etico-antrologiche.
Ti
proponiamo la lettura (tratta dal sito www.portaledibioetica.it) di un testo
dal titolo “La medicina dei desideri” a cura del Prof. Mario Palmaro, dell'Istituto di filosofia del diritto Università
degli Studi di Milano, per cercare di cogliere le implicanze complesse su cui
la bioetica deve cercare di fare da ponte.
La medicina dei desideri
Negli ultimi decenni la professione
medica ha subito una radicale trasformazione, che ne ha modificato differenti
aspetti. Una delle novità più rilevanti è certamente quella che riguarda il rapporto
fra il medico e il paziente, e più in generale tra l’arte medica e la
società dei potenziali utilizzatori. Si sta sempre più accreditando un’idea
secondo la quale il medico è un prestatore d’opera - come un architetto o
un idraulico - che offre sul mercato la propria competenza; e che, in base alle
richieste, il medico deve adattare la propria “offerta” di servizi, senza
pretendere di giudicare o indirizzare in alcun modo la domanda che proviene dal
paziente. Un’unica tesi viene oggi assunta come dogmaticamente da accogliere
nel campo tumultuoso dello sviluppo biotecnologico: occorre assecondare ogni
desiderio (da cui, appunto, deriva l’espressione di “medicina dei
desideri”). Vittorio Possenti ha descritto lucidamente lo scenario che si sta
profilando all’orizzonte, attraverso un percorso in quattro tappe: 1) la
tecnica apre nuove possibilità, prima impensabili o impraticabili; 2) esse
accendono desideri inediti; 3) i desideri tendono a essere considerati
diritti; 4) si scatena la battaglia per il loro riconoscimento giuridico.
Da notare che in questo quadretto, la funzione direttiva è esercitata
non dal diritto, e nemmeno dalla politica, ma dalla tecnica, il che
comporta la morte stessa del concetto di diritto, perché “se tutto è oggetto di
diritto, altrettanto bene niente lo è”. Converrà a questo punto applicare
questi deteriori schemi mentali ad un problema particolare di bioetica, tenendo
presente che l’esperimento può essere ripetuto con successo su qualsiasi altra
questione specifica, dall’aborto all’eutanasia.
Prendiamo
in esame la vicenda della Fivet,
fecondazione artificiale extracorporea con embryo-transfert.
Una
donna di sessantadue anni non avrebbe mai pensato di poter diventare madre,
almeno nel senso di condurre una gravidanza, e quindi non l’avrebbe mai
desiderato, se non allo stesso modo nel quale una persona può desiderare,
poniamo, di spiccare il volo sbattendo le braccia.
Ora,
però, con modalità che lei stessa non comprende (e che tutto sommato non le
interessa comprendere) la tecnica le mette a disposizione un modo per rimanere
incinta. Adesso in lei può nascere il desiderio; e questo desiderio deve
diventare, secondo lei, e secondo i medici che lucrano su questa tecnica, un
diritto sancito dallo Stato.
Il
percorso è perfettamente concluso, senza che in alcun modo sia stato preso in
considerazione la realtà della Fivet: cioè una tecnica che uccide da 93 a 95
embrioni per ottenerne da 3 a 5; che tratta la vita umana come prodotto; che
introduce un criterio eugenetico
nella selezione della vita che merita di essere impiantata; che crea migliaia
di embrioni da crioconservare (cioè congelare)
sotto azoto liquido.
Eugenetica: disciplina che ha come fine il
miglioramento genetico della specie
Attività
Dopo aver letto attentamente il brano
“La medicina dei desideri” rispondi confrontandoti con i compagni alle seguenti
domande:
-
quali sono i criteri che la FIVET o
fecondazione artificiale implica a chi vi si sottopone?
-
che cosa spinge una donna di 62 anni
ad avere un figlio? Che cosa fa accettare un medico ad accompagnarla in questa
avventura?
-
Niccolò Machiavelli disse “Il fine
giustifica i mezzi”. Che cosa potrebbe rispondere la bioetica alla luce del
testo appena letto?
-
che ne pensi dell'eugenetica? Chi
secondo te “può stabilire” gli standard per definire quale tipo di uomo deve
essere selezionato?