L'impegno della
Chiesa per il dialogo interreligioso
Giovanni XXIII,
padre del Concilio Vaticano II, ha composto poco prima di morire, 3 giugno
1963, la Preghiera per gli ebrei. Si tratta di un atto molto
significativo, pur nella sua semplicità, perché anticipa di molti anni le due
tappe storiche di avvicinamento al popolo ebraico compiute da Giovanni Paolo
II: la visita alla Sinagoga di Roma e la richiesta di perdono per le colpe e le
omissioni dei cristiani verso gli ebrei nell’ambito del giubileo del 2000. Con
il suo semplice gesto, comporre una preghiera, Giovanni XXIII anticipa anche la
nascita del documento conciliare Nostra Aetate con il quale la Chiesa Cattolica
si aprì al dialogo interreligioso e cancellò l’accusa di deicidio nei confronti
degli ebrei.
Fu dunque papa
Giovanni XXIII a dare un forte impulso all’ecumenismo e al dialogo
interreligioso e questa eredità fu accolta dal suo successore papa Paolo VI il quale ne mantenne vivo l’interesse e ne sottolineò il
bisogno. Ricordiamo a tal proposito il celebre abbraccio con il patriarca
Atenagora e un passo dall’enciclica Ecclesiam Suam (1964): “La Chiesa deve venire a dialogo col mondo
in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa
messaggio; la Chiesa si fa colloquio” (n. 67).
Papa Giovanni XXIII.
Giovanni XXIII e Paolo VI furono i papi del Concilio Vaticano II e da lì fu
intrapreso un lungo cammino: “Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto
che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro come
fratelli. Tutti, infatti, creati ad immagine di Dio «che da un solo uomo ha
prodotto l'intero genere umano affinché popolasse tutta la terra » (At 17,26),
sono chiamati al medesimo fine, che è Dio stesso.” (Gaudium et Spes n. 24).
Papa Paolo VI.
Durante il
pontificato di papa Giovanni Paolo II (1978-2005) ci furono i momenti
più significativi come la già citata visita alla Sinagoga di Roma nell’aprile
1986, gli incontri interreligiosi di Assisi a cominciare dall’ottobre dello
stesso anno e la visita alla moschea di Damasco il 6 maggio 2001; gesti di un
papa che non possono essere interpretati come avvenimenti sporadici ma
rientrano in un programma ben preciso di un percorso lucido e costante.
Papa Giovanni Paolo II incontra il rabbino ebraico Toaff.
Papa Benedetto
XVI ha continuato su questa strada. Nel suo “Discorso agli ambasciatori dei
paesi a maggioranza musulmana accreditati presso la Santa Sede” del 25
settembre 2006 afferma:
Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce
una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità
ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà. In questo ambito,
i nostri contemporanei attendono da noi un’ eloquente testimonianza in grado di
indicare a tutti il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. È pertanto
necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni
religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene
in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi
ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, Autorità
religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire così.
Papa
Benedetto XVI.
Papa Benedetto XVI, che ha visitato la
Turchia (28 novembre - 1 dicembre 2006), un Paese a maggioranza musulmana, nel discorso tenuto al nuovo ambasciatore turco presso la Santa Sede, ha ribadito l’impegno della Chiesa
cattolica “a far progredire il dialogo
interreligioso in uno spirito di mutuo rispetto ed amicizia”. In
particolare, testimoniando la comune fede in Dio, che caratterizza cristiani e
musulmani, e “impegnandosi a conoscersi
meglio così da rafforzare” i legami reciproci. In quell’occasione il Papa
ha rammentato anche che si avvicina il 50° anniversario dell’istituzione delle
relazioni diplomatiche tra Turchia e Santa Sede, “un frutto del Pontificato di Giovanni XXIII” già delegato
apostolico ad Istanbul. Ed ha espresso la fiducia che queste relazioni
diventino sempre più forti quale risultato di una continua collaborazione su
molte importanti questioni.
Papa Francesco e il
Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I.
Papa
Francesco ha confermato fin da subito l’intenzione di proseguire anch’egli sulla
medesima strada di profondo dialogo. Nel giugno del 2013 è stato
particolarmente significativo il suo incontro con il Patriarca di
Costantinopoli Bartolomeo I, che così si espresse dopo aver incontrato il Papa:
“L'incontro è stato molto bello e molto
intenso. Sono rimasto commosso e spero davvero che si realizzi il
pellegrinaggio comune del successore dell'apostolo Pietro e del successore
dell'apostolo Andrea, suo fratello, a Gerusalemme, il prossimo gennaio. Vogliamo
commemorare il cinquantesimo anniversario dell'abbraccio tra il Papa Paolo VI e il patriarca Atenagora, avvenuto nel gennaio 1964.
Anche il patriarca di Gerusalemme è d'accordo.
Siamo
molto contenti dell'accento da lui posto sul suo essere innanzitutto
"vescovo di Roma". E siamo anche contenti della sua decisione di
nominare otto cardinali incaricati di consigliarlo: una scelta che va nella
direzione della sinodalità, caratteristica della
nostra Chiesa.
Ci
sono delle difficoltà anche interne all'ortodossia, ma dobbiamo superarle per
procedere anche nel dialogo teologico”.