Bibbia e arte

 

 

Una parabola... ad arte

 

Sono circa 40 le parabole ricordate dai Vangeli. La parabola è una piccola storia, facile da ricordare e da raccontare ed è un genere letterario utilizzato molto dai rabbini del tempo di Gesù. Attraverso il linguaggio fatto di immagini concrete (tratti della vita quotidiana della società palestinese), la parabola è un ottimo strumento per avviare discussioni e dibattiti, che portano chi ascolta verso la verità. L'inizio di ogni parabola è una domanda, un quesito che Gesù pone a chi lo ascolta: la risposta si troverà nella narrazione. L'attenzione dell'ascoltatore durante il racconto viene portata in una situazione fittizia, immaginaria. Solo dopo aver espresso il proprio giudizio sulla vicenda narrata, è chiamato a confrontarsi con la realtà presente, data dall'interrogativo iniziale.

Molti sono i pittori che hanno dipinto e raffigurato le storie narrate nelle parabole: esaminiamone una dal punto di vista sia testuale che iconografico.

 

Il Lago di Galilea, come altre realtà che quotidianamente circondano gli uditori di Gesù, fa parte di quell’insieme di elementi nei quali Gesù colloca i suoi discorsi e le sue parabole.

 

La parabola del Padre Misericordioso

 

Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

(Lc 15,11-32)

 

Individua i versetti corrispondenti al soggetto delle immagini pittoriche e descrivi le fasi narrate nella parabola a cui si riferiscono. Coinvolgete l’insegnante di arte e immagine.

- Quali sono gli elementi in comune tra testo biblico e interpretazione pittorica?

- Quali elementi interpretativi della parabola sono stati aggiunti dal pittore? Che significato hanno?

 

 

Salvator Rosa, Il figlio prodigo, 1651, Hermitage, San Pietroburgo.

 

Harmenszoon van Rijn Rembrandt, Il figliol prodigo dilapida la sua eredità (l'allegra coppia, 1635, Gemaldegalerie, Dresda.

 

 

Guercino, Il ritorno del figliol prodigo, 1619, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

 

 

Un miracolo... ad arte

 

Numerosi sono anche i miracoli di Gesù narrati nei Vangeli. Il maggior numero di essi riguarda la malattia o la disabilità: febbre, lebbra, emorragia, edema, sordità, cecità, paralisi ed altro. Accanto a questi troviamo miracoli che riguardano il dominio delle forze della natura, resurrezioni ed esorcismi.

Viva nella storia è stata spesso la discussione sull’interpretazione della storicità dei miracoli di Gesù, nella quale teologi ed altri esperti hanno preso posizioni differenti. In ogni caso, è nell’intenzione di Gesù stesso il fatto che essi siano in primo luogo dei segni che, mediante ciò che realizzano a livello umano, rimandino alla realtà di Dio e della fede.

 

Il miracolo della guarigione del cieco

 

E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada..

(Mc 10,46-52)

 

Duccio da Buoninsegna, La guarigione del cieco, 1308-1311, National Gallery, Londra. Si tratta di una delle miniature-predelle posteriori della Maestà del senese Duccio, famosa opera medioevale. Questa predella è antecedente alle scene della Passione di Gesù, rappresentate da Duccio nel pannello superiore: il cieco non guarda verso il cielo ma è rivolto proprio alle scene in cui Gesù viene processato e condannato alla crocifissione per dare la salvezza.