Gesù e le
donne
Cristo
Risorto, Madonna e Santi (particolare), secolo XVII, rinascimento italiano.
Il ruolo della donna nella vita di
Israele era di netta inferiorità rispetto all'uomo: era esclusa dallo spazio
sacro, dal culto sinagogale, dalla lettura pubblica della Torah, dai precetti
positivi della Legge, dall’apprendimento e dall’insegnamento.
Significativamente, nella lingua ebraica le parole “maestro” e “discepolo” non
hanno il femminile. In questo contesto viene ad inserirsi la novità del
messaggio di Gesù. Egli non affronta mai teoricamente la questione, ma di
fatto scavalca tutte le prescrizioni e tutte le consuetudini che emarginano le
donne. Gesù parla liberamente con loro (mentre era d’obbligo che un rabbi non
dovesse rivolgere la parola in pubblico ad una donna, neppure a sua moglie) e
accorda loro uno spazio e un ruolo alla pari del gruppo dei suoi seguaci (Lc
8,1-3; 7,36-50; Gv 8,1-11; 19,25-27).
Carl Heinrich
Bloch, Gesù e la donna samaritana, 1867,
Frederiksborg, Danimarca.
È probabile, però, che già nel momento della redazione dei Vangeli
si sia messa in atto una certa tendenza a voler ridimensionare il ruolo
effettivo che le donne ebbero nel gruppo dei seguaci di Gesù. La redazione,
essendo una interpretazione, porta con sé il segno di una certa iniziale
tradizione ecclesiastica maschile. Il ruolo della donna, a poco a poco, anche
se onorato e considerato positivamente, diviene di sottomissione. In certe
circostanze ci saranno stati gruppi di donne che avranno tentato di
conquistarsi uno spazio diverso, ma non ne abbiamo notizia. Nell’epoca delle
lettere pastorali, la Chiesa appare già consolidata gerarchicamente e si ha
l’impressione che gli uomini di Chiesa si ricordino delle donne solo per
vietare alcune azioni o per raccomandare prudenza.
Gesù
e la peccatrice
Atelier Saint-Andrè,
L’unzione di Betania,
Losanna, Svizzera.
Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città,
saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando
dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi
li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo
questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un
profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una
peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa».
Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli
doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che
restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di
più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli
disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone:
«Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i
piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i
suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato,
non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei
invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati
i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona
poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i
commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i
peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
(Lc 7,36-50)
Eloquente è l’atteggiamento di Gesù nei confronti della
pubblica peccatrice che gli si avvicina durante il pranzo da Simone il fariseo.
Nonostante che la sala del banchetto fosse abitualmente riservata agli uomini,
Gesù la lascia arrivare fino a sé. Le permette
di esprimersi con testimonianze d’affetto e di riconoscenza e la loda pubblicamente per il suo
comportamento, confrontandolo con quello del fariseo. Protesta così contro il disprezzo
rivolto abitualmente alle prostitute, disprezzo discriminatorio perché dovrebbe
coinvolgere anche l’uomo. Afferma tutto il valore della speranza nella
conversione delle donne vittime dello sfruttamento in cui l’uomo è spesso il
maggiore responsabile.
Lucas Cranach il Vecchio, Gesù e la donna adultera, 1532, Szépmûvészeti Múzeum, Budapest.
Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino
si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e
si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una
donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa
donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha
comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per
metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per
terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro:
«Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E,
chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno
per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono
solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e
le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose:
«Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti
condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
(Gv 8,1-11)
La difesa da parte di Gesù dell’adultera manifesta la
stessa intenzione di reagire contro l’inferiorità attribuita alla donna. Qui si
tratta di un’adultera, non una prostituta, quindi l’azione da lei compiuta deve
avere dietro una storia, una scelta. Dietro ogni tradimento c’è sempre un
fallimento, una delusione, un senso di vuoto. La scelta è azzardata però lei
tenta la carta della felicità.
In caso di adulterio la legge ebraica presumeva più
facilmente la colpevolezza femminile. Nell’episodio i denunciatori sono tutti
uomini che si accaniscono su di lei come strumento per tendere un’insidia a
Gesù; se ne sono ben guardati dal condurre anche l’uomo che era stato colto in
flagrante delitto con la donna.
Di fronte agli occhi di tutti la donna probabilmente
prova un misto di sentimenti: vergogna, paura (del giudizio, della figuraccia),
rabbia verso se stessa e gli altri.
Gesù risponde contrapponendo un gesto mite alla violenza
degli accusatori: si china per scrivere per terra. Gesù non intende
rimproverare moralisticamente gli uomini che vogliono
lapidare l’adultera, non nega la
validità della legge, ma vuole condurli a riflettere sui problemi connessi alla sua applicazione.
Li invita ad un esame di coscienza: sono essi liberi dal peccato? A questo
punto tutti se ne vanno.
La donna si sente perdonata e accolta e Gesù non vuole
nulla in cambio. Le dice solamente “va’ e
d’ora in poi non peccare più” e questo al fine di ritrovare la vita vera e
la pienezza della felicità. La donna è così preservata nel suo futuro avvenire
e a lei è assicurata una vittoria morale su chi voleva condannarla.