Magia, superstizione, religione

 

 

Alcuni pensano che credere nell’esistenza di Dio sia segno di fragilità e di irrazionalità.

In realtà molti credenti pensano che sia proprio la ragione a condurre l’uomo a Dio, a credere che “oltre” l’uomo ci sia Qualcuno che ordina le cose, lasciandogli però la libertà di vivere la propria vita.

C’è però una constatazione interessante da fare. Se credere in Dio è considerato da alcuni irrazionale (perché non ci sono prove della sua esistenza, ma non ci sono neppure prove che dimostrino la sua non-esistenza), è d’altra parte vero che non poche persone credono agli oroscopi, vanno dai maghi, dalle cartomanti o dimostrano le più svariate forme di superstizione. Di certo, si può affermare che nemmeno tutto ciò è “razionale”.

 

 

La magia ha anzi un atteggiamento opposto alla religione. Il mago pratica l’arte di dominare le forze superiori per poterle sfruttare a proprio vantaggio, ricevendo molto spesso denaro da chi chiede un suo intervento. I mass media ci informano quasi ogni giorno di truffe a danno di persone che cadono nella rete di maghi imbroglioni. Mentre la magia cerca di impossessarsi del sacro, la religione lo rispetta e cerca di mettere l’uomo in relazione con esso.

Nelle religioni primitive abbiamo testimonianza di concezioni magiche della religiosità (magia bianca/buona e magia nera/cattiva): lo sciamano con l’aiuto di feticci (oggetti che venivano considerati sacri e a cui si attribuivano poteri magici), cerca di impadronirsi di energie superiori per contrastare le forze negative che agiscono sulle persone e sulle cose. Con l’evoluzione dell’uomo si è avuta anche l’evoluzione della religiosità e l’eliminazione dell’aspetto magico.

La superstizione è la credenza che collega due eventi tra loro estranei come se fossero in relazione di causa ed effetto tra di loro: ad esempio assistere al passaggio di un gatto nero e alla caduta del sale sulla tavola viene interpretato come segno di imminenti sciagure.

 

Hieronymus Bosch, Il mago, olio su tela, Museo Municipale di Saint-Germain-en-Laye (Francia).

 

Da Fides et ratio, n. 25, Giovanni Paolo II:

 

Tutti gli uomini desiderano sapere, e oggetto proprio di questo desiderio è la verità. La stessa vita quotidiana mostra quanto ciascuno sia interessato a scoprire, oltre il semplice sentito dire, come stanno veramente le cose.

L’uomo è l’unico essere in tutto il creato visibile che non solo è capace di sapere, ma sa anche di sapere, e per questo si interessa alla verità reale di ciò che gli appare.

Nessuno può essere sinceramente indifferente alla verità del suo sapere. Se scopre che è falso, lo rigetta; se può, invece, accertarne la verità, si sente appagato.