Il principe Siddharta
Ti
raccontiamo una storia:
Molti
secoli fa, in India, viveva felice un re. La moglie, purtroppo, morì dando alla
luce il figlio primogenito, maschio. Una grande gioia si unì ad una grande
tristezza. L’evento particolare doveva significare per forza qualcosa e allora
il re si rivolse ad un indovino, uno che sapeva leggere il futuro, portandogli
il principe suo figlio. L’indovino predisse per il bambino un futuro
meraviglioso: sarebbe diventato un grande re ma soltanto se non avesse
incontrato mai nella sua vita un vecchio, un malato e un morto.
Il
re si disperò, perché capì subito che, nella vita, era impossibile non
incontrare mai queste realtà ma, volendo sfidare il destino, rinchiuse suo
figlio nel palazzo reale e lo fece crescere attorniato solo da persone sane e
giovani. Siddharta, così si chiamava il giovane, crebbe, si sposò ed ebbe anche
un figlio senza mai accorgersi di essere prigioniero dentro la sua stessa casa.
Ma un giorno Siddharta chiese a suo padre: “Come potrò diventare un buon re se
non conosco il mio regno e i miei sudditi? Come potranno i miei sudditi amarmi
se non mi hanno mai visto?”. Di nuovo il re si disperò di fronte alla richiesta
legittima del figlio, ma cercò ancora di cambiare il destino programmando
accuratamente l’uscita del principe. Fece uscire un araldo con un proclama che
annunciava la visita del principe e obbligava tutti i malati e i vecchi del
regno a starsene chiusi, nascosti, in casa.
Siddharta,
sopra il cocchio regale, girando per le strade del regno, emozionato e felice
di vedere tanti sudditi che lo inneggiavano, riuscì anche a vedere, lontano, un
vecchio, un malato e un morto. Subito si rattristò e saputo che tutte le
persone, principi compresi, possono ammalarsi e invecchiare e che tutti debbono
morire, si chiese: “Come può una persona vivere felice sapendo che ci si può
ammalare, si invecchia e si muore?”.
Queste
domande gli provocarono un grande turbamento. Non tornò più a palazzo, rinunciò
alla sua carica di principe e poi di re, e si ritirò nella foresta a meditare.
L’unico suo scopo era pensare e trovare una risposta alla domanda che non gli
permetteva di stare sereno. Fu infine investito dalla consapevolezza di tutte
le cose, capì la strada da seguire e da allora tutti lo chiamarono Buddha,
l’illuminato.
Raffaello
Sanzio, Allegoria della Filosofia,
affresco, Stanza della Segnatura,
Vaticano.
La filosofia (dal greco fileo “amare” e sofia “sapienza”) si chiede il perché delle cose.
•
Quali sono le domande che il protagonista, il giovane Siddharta, si pone sul
senso della vita?
•
Quali incontri ed eventi della vita hanno suscitato in lui questi
interrogativi?
•
Che cosa fece per trovare risposta alle sue domande?
Antica
miniatura medievale raffigurante l’uomo che, paragonato a un viandante, è in
continua esplorazione del mondo, fino a spingersi a “uscire” da esso per
lanciare lo sguardo verso ciò che “supera” il mondo stesso: Dio.